Verticale di Falanghina e convegno sulla realtà enologica italiana, per celebrare - con il progetto 'Janare' - la prima zonazione vitivinicola in Campania.
Terra antica quella del Sannio, terra di frontiera e bifronte per natura, terra di transumanze e di odori - un tempo - ricca di fermenti, di profumi e di caratteri coriacei, oggi. Qui i filari di vite non si estendono solo in campagna, ma si allungano fin dentro il centro storico di Guardia Sanframondi (Bn), per rendere più caloroso e piacevole l’abbraccio accogliente con sorpresa all’arrivo.
Terra segnata da una sorta di sindrome serpeggiante: tra Sabini, Spartani, Sanniti, sirene, sacerdotesse, streghe, scope, saggezza femminile, sacrifici satanici e santi popolari. Terra di riti, tradizioni e radici autoctone fortemente identitarie. Dove l’arrivo di uno “sciamano” contemporaneo, come Riccardo Cotarella - 15 anni fa - ha reso consapevolmente diffusa la certezza che tutto questo patrimonio ‘immateriale’ poteva trasformarsi in “futuro” e opportunità di lavoro, oltre che in ‘nettare blasonato’ per le tavole più esigenti.
8 marzo 1960, 33 soci fondatori decidono di cambiare la storia di questo suggestivo lembo del territorio beneventano, a ridosso delle dorsali romane per la Puglia, dando vita alla Cooperativa ‘La Guardiense’, che oggi conta più di 1.000 soci e produce due eccellenze identitarie come la Falanghina e l’Aglianico con propria dignità di etichetta e non più funzionali al business altrui.
“Perché in una grande azienda come la nostra si produce vino di alta qualità? Perché ogni nostro socio viticoltore è proprietario di 1 ettaro e mezzo di vigna; così la gestione del vigneto gode di una attenzione straordinaria. È come se fossero 1000 piccole aziende - con ben 3636 appezzamenti -  che producono uva sotto la regia di un grande enologo”, Domizio Pigna, con al fianco Riccardo Cotarella, presidente mondiale degli Enologi e consulente de La Guardiense, con queste parole ha dato il via ai lavori di una giornata intensa, che al Castello di Guardia Sanframondi ha richiamato giornalisti, rappresentanti delle Istituzioni e appassionati, per la presentazione del progetto speciale 'Janare'.
Per celebrare il vino come “essenza di una Terra”, ha dichiarato Benedetto Condreas grafico e creativo del progetto ‘Janare’, che nella valle-mosaico del Sannio testimonia più che altrove quanto la ricchezza sia custodita nella diversità. E come “L’importanza di un territorio - ha continuato a ribadire Riccardo Cotarella - sia intimamente caratterizzata dal popolo di persone che lo abitano e lo animano”.
Una degustazione 'verticale' che ha incoronato la Falanghina, nel calice dal 2020 al 2016, come un’ottima perfomer in termini di longevità, confermandosi un vitigno dinamico, versatile e poliedrico. È stato un viaggio alla scoperta delle caratteristiche incredibili di un areale, dove i vigneti de La Guardiense hanno dimora e che con Janare sviluppa un progetto innovativo di zonazione, unico esempio sul territorio Campano, volto all’individuazione di 'zone di produzione delimitate' e in grado di garantire una qualità superiore. Perché qui, vengono individuate - di anno in anno - solo le migliori vigne, determinando così un costante livello di ulteriore selezione. 
Il progetto di zonazione è nato dall’ambizione di un’asticella sempre più alta e dall’esigenza di comprendere a fondo il rapporto tra vitigno, portinnesto e suolo, per orientare la produzione verso vini di altissima qualità. Pertanto, con la mappatura accurata dei terreni si è scesi in campo, andando a leggere direttamente le caratteristiche degli areali, coinvolgendo esperti pedologi, tecnici e soprattutto i viticoltori, che ogni giorno dialogano con le loro terre e che raccolgono una conoscenza unica sulle caratteristiche del rapporto suolo/vite.
La degustazione ha previsto anche l’assaggio di un grande Greco 2015, il ‘Pietralata’, e si è conclusa con ‘Cantari’, Aglianico riserva 2014. Guida d’eccezione per questo viaggio, il giornalista Luciano Pignataro, accompagnato al tavolo da Riccardo Cotarella e dall’enologo de La Guardiense Marco Giulioli. Tutti coordinati magistralmente da Federico Quaranta conduttore Radio Due Rai di ‘Decanter’.
Dalla vigna sino allo scaffale è in corso a La Guardiense una bellissima rivoluzione, che rende attuale un pensiero antico. Nuova veste grafica e nuova immagine per le bottiglie iconiche, che col progetto ‘Janare’ traducono in comunicazione le caratteristiche, la storia e l’identità della terra del Sannio.
Dall’introduzione di fonemi nel marchio, con lo studio e col recupero dell’alfabeto osco-sannita, fino a un elegante lavoro sulle fasi lunari, che diventano un elemento di racconto e di connessione con le pratiche agronomiche da sempre legate ai movimenti della luna, di cui le janare erano vestali e adoratrici: “In particolare - ha ricordato Concetta Pigna - da quando Dioniso trasformò Afrodite in un noce e le sue sacerdotesse continuarono a danzarci attorno”.  Il vino, insomma, che diventa ambasciatore del territorio e narrazione autentica della sua storia.
“La vite rappresenta il miglior biglietto da visita per le comunità che vivono in questi luoghi - ha detto nel suo videomessaggio, inviato in occasione del convegno tenutosi nel pomeriggio, il ministro alle Politiche Agroalimentari Stefano Patuanelli - un paesaggio di persone, tradizioni e storia dove lo spirito cooperativo ha unito le virtù individuali con quelle collettive”.
“Territori che, pur se ancorati alle tradizioni locali, spesso sono capaci di anticipare le tendenze e riescono a unire la visione del futuro al fare del presente. E mi rivolgo a voi della Guardiense - ha sottolineato il ministro - ribadendo che l’innovazione è l’unica possibilità che abbiamo, per coniugare tradizione, eccellenza, ambiente e cultura per lo sviluppo dell’agricoltura del futuro”.
“Su questo terreno - ha concluso Patuanelli - si declinano la transizione ecologica e quella digitale. Avete già avviato un percorso fatto di ricerca e certificazione di qualità, questo deve essere sostenuto per un nuovo modello di sviluppo”. Un modello di sviluppo che è sostanzialmente alla base del progetto speciale Janare e della filosofia aziendale della cooperativa guidata da Domizio Pigna.
[janare Stefàno]
Il convegno, al quale hanno preso parte i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, ha visto le conclusioni del senatore Dario Stefàno da sempre impegnato sul rilancio della Legge sull’enoturismo di cui è stato anche relatore.
“Un grande successo, l’approvazione di quella legge - ha detto Stefàno - che dà dignità ad una particolare branca di un settore strategico, che in Italia vale più di 2,5 miliardi di euro all’anno e che ora è destinato a crescere in maniera esponenziale”. "L’obiettivo - ha continuato Stefàno - era disciplinare l’attività di centinaia di aziende italiane e valorizzare i territori di produzione che ospitano oltre 15 milioni di turisti e wine-lovers ogni anno. Alle cantine basterà presentare una SCIA al Comune di competenza, per esercitare le attività di promozione e conoscenza del vino”. 
“Abbiamo declinato compiutamente la straordinaria portata di una attività complementare a quella di produzione del vino. Ora - ha concluso Stefàno - dobbiamo concentrarci sull’istruzione e sulla formazione, per irrobustire la cultura del vino e diventare leader assoluti nel mondo. Prossima tappa: l’impegno a estendere la normativa all’Olio Extravergine d’Oliva”.
Sannio, col progetto Janare qui è lecito parlare di 'magia'